Pensa quindi che la pandemia possa avere un impatto positivo sull’evoluzione culturale della SSL? Cos’atro è cambiato?
Da grandi crisi possono sempre emergere delle opportunità, quindi credo di sì. Ne vedremo gli effetti sul medio-lungo periodo. Cosa è sicuramente evoluto è il concetto di responsabilità. Oggi siamo sottoposti a rischi del tutto nuovi, imprevedibili, completamente diversi da quelli a cui eravamo abituati ed il Covid-19 ne è stato solo un esempio. Per questo c’è bisogno di nuove strategie, di un nuovo approccio alla gestione della sicurezza. I datori di lavoro hanno oggi responsabilità maggiori per cui dovremmo chiederci se i sistemi legislativi odierni siano adeguati a questo nuovo scenario e come andrebbero estese le tutele. Un’altra cosa che sta cambiando è il modo di fare formazione. Durante il lockdown siamo stati in grado di fare attività seminariali, webinar, tutto mediante le piattaforme digitali. Forse tra tutti gli ambiti di lavoro, quello della formazione è quello più semplice da digitalizzare e neanche con costi eccessivi. Pensando invece all’utilizzo di strumenti più sofisticati, come la realtà aumentata, penso che seppur efficaci siano ancora troppo costosi. È chiaro che una spinta alla digitalizzazione del Paese andrebbe portata avanti su vari fronti, mettendo a disposizione cospicui fondi.